QUATTROTEMPI

ASPIRAZIONE

Aspiro quieto sull'uscio del Masàt

quel misto d'umidità e profumo e freddo

che penetra nell'intimo e si fonde al corpo ancora insonne.

Dinnanzi, la muta balena smisurata, livida, cupa,

spiaggiata immobile sull'orlo dell'abisso.

Squarciata nel lungo tra Frùsseda e Mussàc,

capo disfatto in seno al Servae coda crollata in Vedoja e pinne abbandonate al declivio dei Piai.

Distanze sfalsate, misurate dallo scandaglio regolare del cuculo; echi raminghi aggrappati ad ali di brezza; litania di un motore che sale incerto al Sordo, rotolando nella navata buia come requiem sommesso, brusìo lontano di peschereccio che barcolla e specchia lento il suo rosso-verde su liquida tenebra.

Un gallo, un lampo di faro.

Inesorabile tuffarmi, partire,

affidarmi all'abbraccio di Diana,

sottrarmi all'esitazione sinuosa,

liberarmi d'un guizzo da colpevole accidia,

reagire a Sirene con astuzia d'Ulisse.

Il freddo presto svanisce.


COMPRESSIONE

Compressione, tensione, pulsione, ansia, sprazzi,

avversione di elementi che spingono e respingono e sospingono,

insinuarsi di falde che premono e stridono e sfregano e contendono spazi,

gorghi, vortici, risucchi e risacche che afferrano ed avvincono

e luoghi e persone e giorni, affondati in fondali fondi, irretiti in lacci.

Spaccati in crepe e faglie, in Salèr e Frari che violenti riemergono

in scogli, in Scalét diseguali, cariati in antri e crepacci;

ciclopica lisca pietrificata, ossatura sfracassata nello schianto di tuono.

Per me torsione di forze, d'istinti mai sazi

che sfogano nell'accozzare ringhioso

d'orari e d'agenda. Quanto utile invece

lo stare più che il fare o disfare ogni giorno.

SCOPPIO

Scoppio, colpo secco, dilatarsi improvviso, lampo, schianto.

Calore di rabbia scagliata fuori d'impeto.

Ragione ottusa d'istinto, violenta,

lava vomitata, eruttata a lapilli, gettata nell'elemento avverso,

che schizza e stride e frigge di vapori.

Nella disputa ardore, passione che brucia, o toro di vanagloria.

Nella salita cuore, ritmo, pressione, vena, arteria, sangue, mente.

Strappo di volontà che implora sosta, pausa, stacco, respiro,

pesce che si contorce nello spasimo estremo.

Nella vita affannarsi di eventi, subire, attaccare, scarti, scatti.

Poi dubbio, scintilla, stridore di freno stretto in corsa sul binario ruggine,

bloccarsi di convoglio fumante che s'arresta e riparte capovolto,

macchine indietro tutta per continuare invece a salire da Laguna al Cadore.

Anche tu squarcia la maglia, opponiti, fuggi!

SCARICO

E se pregare non foss'altro che starsene a contemplare Silenzio d'Antiés?

E se Silenzio non foss'altro che stormire d'uccelli e crepitare di foglioline

e scrosciare d'acque lontane in fondo al Ru Sec?

Sotto ai me il mare dove strisce di carta crespa disegnano come il vento.

Accanto a me il.vibrare della betulla, ch'è sciabordìo di ondine limpide sulla battigia,

ch'è carezza di remo che scricchiola e si tuffa e riemerge sgocciolando ad ogni spinta.

Gorgogliare d'acqua sotto prua, canto antico di fonte nell'oblìo che di talora riesce

in quel “tace, fuge, quiesce”.